La Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza ancora una volta precisa che nessuna norma contrattuale prevede che le attività scolastiche si svolgano “a distanza”, per farlo durante la pandemia c’è voluta una norma speciale. Lo stesso Ministero ha emesso una faq per precisare che le attività a distanza non sono più previste. L’ordinamento italiano semplicemente non prevede “scuole a distanza”, tutto quanto si dice a livello locale è il semplice parere di qualche dipendente che, in merito alla materia, non ha alcuna delega politica e tecnica da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito. L’autonomia scolastica non deroga all’unicità del sistema nazionale di Istruzione, essa riguarda i contenuti dell’offerta formativa nel perimetro di ciascuna scuola.
Abbiamo tollerato il caso dell’ex scuola di Ottone perché c’è stata una tacita disponibilità, dovuta al semplice “buon cuore” dei docenti dell’Istituto Omnicomprensivo di Bobbio: in quella località formalmente non esiste alcuna classe autorizzata dal Ministero, né sono state svolte procedure legali per attuare alcuna sperimentazione didattica per chi vi risiede. A differenza di come si vuol far credere, tutto sta avvenendo “in amicizia” al di fuori dell’ordinamento, i tre studenti di Ottone sono formalmente iscritti in una classe che sta a Bobbio dove dovrebbero regolarmente recarsi.
Quanto ad altre esperienze a “distanza” che si vorrebbero attuare sul territorio, la Gilda degli Insegnanti pretende che il tutto venga regolamentato contrattualmente almeno a livello territoriale ed ha nei giorni scorsi chiesto una contrattazione specifica agli enti preposti. Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda di Parma, precisa: “Se si dovesse continuare ad agire senza passare per i tavoli contrattuali a settembre si andrà in Tribunale e non solo, per quanto ci riguarda gli interlocutori sono: il direttore scolastico territoriale Maurizio Bocedi, quello regionale Stefano Versari e il Ministro Giuseppe Valditara, gli eventuali loro delegati e l’Aran” – continua - “se qualche dirigente scolastico crede di avere titolo politico o tecnico a parlare per conto dell’amministrazione da cui dipende sarebbe compito del loro capo ufficio emiliano romagnolo, il dott. Giovanni Desco, ricordare agli interessati che sono semplici dipendenti”
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